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da | 6 Maggio 2017

TEXAS : FIORE ALL’OCCHIELLO

PER LA PENA DI MORTE

A Siena, a Santa Maria della Scala, è giunto il progetto fotografico “Ten Years and Eighty-Seven Days” ispirato alle lettere ed interviste dei carcerati nel “Braccio della Morte” in Texas, negli Stati Uniti d’America. Autrice di questa interessante mostra tutta in bianco/ nero è Luisa Menazzi Moretti,

che a lungo è vissuta in questo Stato d’oltre oceano, frequentandone la scuola sino poi proseguire a Houston per i suoi studi universitari. Tornata in Europa, si laurea in Lingue e letterature straniere Moderne, approdando più tardi a Londra ed ancora dopo in Italia a Napoli, Venezia, Udine, Roma, Bologna.

Se osservi attentamente la Menazzi Moretti, vedi una bella bruna tosta, decisa e determinata nella sua professione, tanto che le sue opere sono state esposte in festival, musei, fiere, gallerie civiche e private pronte a far parte di collezioni internazionali. Tra critici e curatori che a lungo hanno parlato di lei, ci piace ricordare Achille Bonito Oliva ed altri ancora soffermandosi sulla particolarità e minuziosità dei suoi scatti capaci di farci riflettere proprio sul ricco e civilizzato Texas, che tutt’oggi detiene il più triste primato tra gli stati confederati d’America. Già!!! Il buon modello d’alta democrazia, in grandissima contraddizione per l’atrocità di ciò che continua a fare, poichè si perpetua la barbarie attraverso l’applicazione di tale pena.

Camminando negli ampi saloni della città del Palio, si trovano 17 fotografie di ampie dimensioni con 9 testi tratti da lettere ed interviste rilasciate dai prigionieri del “Braccio della Morte” del carcere di Livingston, vicino a Huntsville e, soffermandoti su tali immagini, avverti tutta la solitudine, lo squallore, l’estenuante attesa contraddistinta dalla disperazione, in cui regna la rassegnatezza dei  detenuti,  che spesso si trovano a scontare condanne ingiuste. Nelle luci ed ombre che visioni avanti a te, leggi l’abbandono di tali “anime morte su corpi viventi”, in compagnia di piccole radioline comprate dai loro familiari, senza l’ausilio d’un attento piano di recupero. Si parla di fotografie altamente simboliche dove in quegli occhioni sbarrati trovi tanta innocenza mentre giocano con gli insetti per passare il tempo, ed accanto la dose massiccia di psicofarmaci. Gli avvocati che li seguono per la maggior parte sono volontari, ed i matrimoni vengono fatti per procura, tanto che l’anello al dito viene messo al termine dell’esecuzione. Immancabili i suicidi prima della uccisione. Quanto a quel vortice di luce di Luisa Menazzi Moretti: “ Già…ho voluto rappresentare l’uscita settimanale.”

L’autrice più tardi racconta che, dopo aver letto le lettere ed interviste rilasciate dai carcerati, ha pensato di ‘fermare’ tali sensazioni chiedendosi su quali sentimenti e ragioni, oggi, in questo XXI secolo, viene svolta tale pratica così arcaica.

Le persone rappresentate – tantissime non hanno commesso crimini efferati – per la maggior parte sono ispanici, di colore e, i più, non hanno conosciuto i loro genitori.

Il mio sdegno è rivolto a tutti i 29 Stati Federali degli Usa dove ancora vige la pena di morte. E quindi a questo punto mi e vi chiedo: “Dove sono i modelli di democrazia liberale, di difesa e rispetto dei diritti umani? Penso pertanto che ogni cittadino dovrebbe sentirsi non rappresentato, bensì disonorato, da una nazione che usa la propria forza per uccidere. E questo colpevole o innocente che sia!”

Il mio non è stato un lavoro di reportage – terminava – per scelta non ho voluto conoscere i condannati sì da non sentirmi condizionata nel bene e nel male; la mia speranza sarebbe di portare il mio lavoro proprio nel Texas, anche se, credetemi, tutto questo è veramente difficile.”

Dopo il successo di tale mostra riscosso a Berlino – EMOP Berlin 2016 – , ed il successivo premio International Photografhy Awards, oggi l’esposizione – che terminerà il 4 giugno 2017 -, è patrocinata dal Comune di Siena con il supporto organizzativo di Opera- Civita ed elegante catalogo edito da Contrasto.

Carla Cavicchini

cavicchini.press@gmail.com

Carla Cavicchini

Carla Cavicchini

Giornalista

Carla Cavicchini è una giornalista free lance che lavora a Firenze, che ha maturato una solida esperienza nel mondo della comunicazione e dell’informazione. Con il suo stile chiaro e diretto, Carla si distingue per la capacità di raccontare le storie più umane e attuali, unendo rigore giornalistico a una spiccata sensibilità narrativa. Nel corso della sua carriera ha collaborato con numerose testate e ha partecipato a eventi e convegni di rilievo, lavorando a stretto contatto con professionisti del settore – tra cui registi e docenti universitari – che le hanno permesso di approfondire tematiche culturali, sociali e artistiche.

Nel suo blog, Carla condivide analisi, interviste e riflessioni che offrono uno sguardo critico e personale sulla realtà contemporanea, mettendo sempre al centro l’importanza di un’informazione etica e responsabile. Grazie a una costante ricerca di aggiornamenti e alla passione per il giornalismo, è riuscita a costruire un percorso professionale riconosciuto per l’attenzione al dettaglio e la capacità di cogliere le sfumature di ogni storia.

Questa esperienza e dedizione la rendono una voce autorevole e apprezzata nel panorama giornalistico, capace di coniugare professionalità e impegno civile a beneficio dei suoi lettori.

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