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da | 21 Dicembre 2016

  La Grande Guerra raccontata dai soldati-fotografi senesi

Non la solita mostra sulla Grande Guerra,  anche se quando si parla di un evento così tragico la categoria del ‘solito’ può sembrare fuori luogo. Tuttavia  stavolta Siena ci presenta un evento fuori dagli schemi. Intanto perché sono stati salvati da sicuro oblio  ben 22 archivi fotografici privati e altrettanti archivi cartacei, tra lettere e diari di soldati al fronte nel 1915-’18 .

Ma la particolarità, che lega detto materiale al territorio sta nel fatto che gli autori – delle fotografie e dei diari – sono tutti soldati di provenienza senese, della città  ma anche del contado e, soprattutto, di ogni estrazione sociale: dall’aristocratico al borghese, dall’artigiano allo studente universitario e, per buona parte, provenienti dal mondo contadino. Nessuno di loro era un fotografo di professione bensì semplicemente appassionato alla nuovissima tecnica.

Va da sé che possedere e saper usare a quei tempi un apparecchio fotografico non era cosa da tutti. Utile ricordare che non esistevano ancora le ‘pellicole’ e quindi ogni fotogramma richiedeva un supporto vitreo, le cosiddette lastre che, su un lato, avevano spalmata la sostanza fotosensibile, supporti pertanto delicati e, soprattutto, fragilissimi. Lasciamo immaginare il loro maneggio in trincea ! Sono scatti fotografici di vita quotidiana al fronte,  momenti di riposo – se così si può dire in zona di guerra – , hanno sullo sfondo le devastazioni dei bombardamenti, villaggi sventrati e case devastate, non sono rare le immagini più forti, anche se prive della crudezza cui recenti moderni reportage di guerra ci hanno oramai abituato.

Dobbiamo considerare che questi fotografi soldati a quel tempo erano sicuramente più restii nel fotografare la morte-spettacolo, per una forma di rispetto verso i compagni caduti, fattore questo sicuramente legato alla formazione ed ai principi del tempo.

 

Sono quindi fotografie lontane dalla iconografia ufficiale ma sicuramente più adatte a lasciare nell’osservatore la giusta impressione di trovarsi lì. Rivivere per un momento le ansie di quei nostri soldati che poi sono stati i nostri nonni e bisnonni, considerato che perlopiù nessuna famiglia italiana può dire di non aver avuto almeno un proprio congiunto tra le fila dei fanti del 24 Maggio .

Si va dalla distribuzione del rancio alla consegna della posta, al riposo, con le immancabili sigarette, la rassegna degli ufficiali, le mirabili opere di ingegneria bellica e poi ancora gli animali da soma – le cosiddette truppe someggiate – insostituibili in quegli scenari .

Sullo sfondo i paesi ridotti in macerie, con la popolazione allo stremo ma ancora piena di dignità e orgoglio.   Alcuni scatti, forse, sono stati fatti  pochi istanti prima del momento fatale dell’assalto, il più temuto ma, per assurdo,  anche  quello liberatorio delle tensioni accumulate nella snervante attesa nelle maleodoranti trincee…

E poi gli scritti, i diari e le lettere dei soldati che, in un italiano perlopiù approssimativo ma corretto e, soprattutto, riguardoso verso i familiari, i superiori , le istituzioni, andavano a costituire allora l’unico collegamento con il mondo civile, con la tranquillità della famiglia lontana che per i più non sarà possibile rivedere.

La Grande Guerra può essere considerata il primo importante evento bellico fotografato e quindi ‘visto’ anche dal mondo civile; la fotografia era invenzione relativamente recente e se si escludono poche immagini di battaglie di fine ottocento inizi novecento, la guerra era spesso veicolata ed edulcorata attraverso rappresentazioni pittoriche, celebrative e poco realistiche. Con la fotografia si ottiene uno strumento documentaristico e di racconto dal vivo, introducendo quello che poi diventerà il reportage di guerra, oggi ritenuto insostituibile strumento di conoscenza e informazione.

La mostra senese rappresenta un genuino esempio di tutto questo, nella essenzialità e, alle volte, ingenuità degli autori-soldati che, possiamo crederci, non avevano alcun interesse a mitigare la realtà.

Occasione quindi da non perdere dal 29 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017 a Santa Maria della Scala . La mostra è promossa dal Comune di Siena con il patrocinio del Comitato provinciale per il centenario della prima Guerra Mondiale .

Carla Cavicchini

Carla Cavicchini

Carla Cavicchini

Giornalista

Carla Cavicchini è una giornalista free lance che lavora a Firenze, che ha maturato una solida esperienza nel mondo della comunicazione e dell’informazione. Con il suo stile chiaro e diretto, Carla si distingue per la capacità di raccontare le storie più umane e attuali, unendo rigore giornalistico a una spiccata sensibilità narrativa. Nel corso della sua carriera ha collaborato con numerose testate e ha partecipato a eventi e convegni di rilievo, lavorando a stretto contatto con professionisti del settore – tra cui registi e docenti universitari – che le hanno permesso di approfondire tematiche culturali, sociali e artistiche.

Nel suo blog, Carla condivide analisi, interviste e riflessioni che offrono uno sguardo critico e personale sulla realtà contemporanea, mettendo sempre al centro l’importanza di un’informazione etica e responsabile. Grazie a una costante ricerca di aggiornamenti e alla passione per il giornalismo, è riuscita a costruire un percorso professionale riconosciuto per l’attenzione al dettaglio e la capacità di cogliere le sfumature di ogni storia.

Questa esperienza e dedizione la rendono una voce autorevole e apprezzata nel panorama giornalistico, capace di coniugare professionalità e impegno civile a beneficio dei suoi lettori.

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