RICOMINCIARE
La libertà di Ilde Terracciano raccontata al “Premio Semplicemente Donna” a Castiglion Fiorentino
Una storia di una vita che varrebbe un film .
Quella di Ilde Terracciano, una bambina di soli 12 anni ‘data’ in sposa ad un pregiudicato di 28 .
Siamo nella Ottaviano del 1971, allora feudo incontrastato della cosiddetta Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Descritta così parrebbe quasi un’azienda.. in realtà li covava una Gomorra ante litteram, ove regnava la prevaricazione e ogni principio e sentimento veniva calpestato sull’altare del denaro e dell’orgoglio.
Solamente da pochi anni quella bambina, oramai donna matura, ha trovato il coraggio di narrare la sua vita in un libro, che chiamerà ‘Scappa a piedi nudi ‘ edito nel 2016.
La sua storia è appunto come la trama di un film che racconta alla XII edizione del “Premio Semplicemente Donna “ di Castiglion Fiorentino al Teatro Mario Spina davanti ad un nutritissimo pubblico in cui molti si commuovono per la forza interiore di questa splendida donna forte come una roccia.
Costretta dalla madre ad un matrimonio forzato con l’uomo che l’aveva prima stuprata e poi messa incinta, un noto pregiudicato che teneva le fila della prostituzione per conto della criminalità di Ottaviano. Lui ha già 28 anni, è un uomo violento e depravato, lei una bambina di 12 anni ed è sua moglie.
Ma v’è di più. Il matrimonio venne addirittura celebrato in chiesa con tanto di benedizione, anche se poi, molto poi aggiungiamo noi.., dopo addirittura 50 anni la Sacra Rota si è decisa ad annullarlo.
Ilde è stata costretta a vivere a fianco del suo persecutore per molto tempo, a seguirlo nei suoi giri sui marciapiedi, con le ‘sue’ prostitute, ad assistere ai suoi rapporti con queste donne oggetto, lei stessa è vittima di inenarrabili umiliazioni.
Ogni suo tentativo di allontanarsi da quell’uomo per ritornare in famiglia e frustrato dalla pervicace volontà della madre di tenerla lontano da sé, ansiosa quest’ultima vi ricostruirsi una vita infischiandosene della propria figlia. E’ la stessa madre che fa sì che ella venga internata in un manicomio, dal quale presto fugge. E’ tuttavia costretta ad una vita di stenti, nelle periferie e nelle stazioni ferroviarie, per racimolare qualche spicciolo pur di sopravvivere. Ilde è disperata, pianifica addirittura l’omicidio della propria madre, non riuscendovi naturalmente non avendo ricevuto in eredità quell’indole criminale che aveva altresì caratterizzato la sua famiglia.
Ma ecco che finalmente che riesce ad affrancarsi da tale contesto, a trovare un lavoro in grado di sostenerla e far sbocciare la creatività e la gioia che aveva dovuto sempre soffocare.
Non senza difficoltà ottiene un diploma di parrucchiera professionale ed estetista e, mentre cresce i suoi figli, si laurea in criminologia. La sicurezza economica la rafforza e la fa diventare finalmente una donna autonoma e cosciente di sé , lontana dalle cose effimere, in un contesto che lei non giudica, nonostante effimera non sia mai stata.
La Terracciano fa capire che in fondo la chiave di tutto è il raggiungimento dell’indipendenza economica, che da sola permette di maturare scelte che altrimenti diverrebbero senza senso, facendo dipendere sostanzialmente la propria volontà da altri.
Spontaneo pensare che delinquere non è mai una scelta, bensì lo sbocco obbligato in un contesto malsano, dove imperano quelle che in maniera asettica si chiamano condizioni ambientali ma che, più prosaicamente, possiamo trovare – senza ipocrisia – nella famiglia, nelle istituzioni, e finanche nella chiesa.
Una vita vissuta la sua, segnata da tante cicatrici interne, eppure volta oggigiorno verso un futuro radioso che può essere un copione da film.
Carla Cavicchini