L’attesa è ormai agli sgoccioli: il prossimo 30 maggio riaprirà lo Studiolo di Federico da Montefeltro, al Palazzo Ducale di Urbino. La chiusura era avvenuta lo scorso 4 novembre, poiché l’ambiente doveva essere interessato «da interventi di rifunzionalizzazione degli impianti che rispecchiano la nostra volontà di offrire un Palazzo Ducale sempre più accessibile, in grado di rispondere alle moderne esigenze della museografia e di emozionare il visitatore che arriva a Urbino» aveva detto il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo.
Venerdì 30 maggio alle ore 16:00 è prevista la presentazione del delicato, quanto complesso – ma a tratti spettacolare – intervento che si è svolto in questi mesi, seguita alle ore 17:00 dall’inaugurazione vera e propria. Entrambi i momenti si svolgeranno alla presenza, oltre che della Direzione museale e delle Autorità cittadine urbinati, del Direttore Generale dei Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna.
«I finanziamenti del PNRR hanno permesso di affrontare il necessario rinnovo degli impianti del museo che erano obsoleti – afferma il Direttore Gallo – con l’occasione, visto anche il considerevole coinvolgimento della struttura, si è proceduto a un’operazione accurata di restauro e studio dell’edificio, nonché al completo riallestimento delle opere. Questa operazione sta coinvolgendo progressivamente tutti gli spazi: prima l’ala orientale, con l’Appartamento della Jole, poi quella occidentale, con le stanze dette “degli Ospiti” e ora l’Appartamento del Duca con il celebre Studiolo per poi terminare con i restanti ambienti. Un’azione complessa messa in atto per migliorare gli standard museali della Galleria Nazionale delle Marche e che, al contempo, cela un accurato lavoro di indagine, studio e restauro del palazzo e delle collezioni».
Cenni storico-artistici sullo Studiolo
Lo Studiolo è l’ambiente più intimo dell’appartamento di Federico da Montefeltro e allo stesso tempo quello più rappresentativo della sua figura pubblica del Duca. Si tratta di un luogo di studio e di meditazione individuale la cui tipologia ha le sue radici secolari nei monasteri medievali. Con la riscoperta del mondo classico greco e romano da parte degli umanisti, la realizzazione di questi spazi raccolti si caricò di ulteriori significati legati alla cura dello spirito nelle ore lasciate libere dal lavoro quotidiano.
Sulla porta d’accesso dal lato della Sala delle Udienze si era introdotti allo Studiolo dal ritratto dinastico di Federico e del figlio Guidubaldo del pittore spagnolo Pedro Berruguete.
L’abile scorcio dal basso e lo straordinario realismo della pittura si fondono per dare vita alla figura pubblica del signore di Urbino, raffigurato intento nella lettura ma vestito dell’armatura che lo aveva reso grande tra i signori d’Italia. Il pittore aveva messo bene in vista i prestigiosi riconoscimenti ricevuti nell’estate del 1474 da Ferdinando d’Aragona re di Napoli, e da Edoardo IV d’Inghilterra: il collare dell’ermellino e la giarrettiera, ripetuti anche nelle tarsie.
Tradizionalmente, la conclusione della decorazione dello Studiolo è fissata al 1476, data scritta nella fascia celebrativa al di sotto del soffitto. Questo e le tarsie furono realizzati a Firenze dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano, mentre i dipinti di 28 illustri personalità del mondo greco-romano e del medioevo, con significative presenze di personaggi contemporanei (l’amato maestro Vittorino da Feltre, l’amico Bessarione, papa Sisto IV), furono affidati, in Urbino, al fiammingo Giusto di Gand e poi completati dallo stesso Berruguete. La collocazione su due livelli separa gli uomini di chiesa in basso (con l’aggiunta dei poeti cristiani Dante e Petrarca), dai laici in alto. Di tutti loro Federico possedeva gli scritti nella sua biblioteca.
Più in basso, le tarsie, raffigurano scansie sui ripiani delle quali sono sparsi – in apparente disordine – armi, libri e pergamene, strumenti musicali e matematici, persino pedine degli scacchi, le Virtù teologali (Speranza, Fede e Carità) e Federico in persona. Sotto di esse, in una fascia divisa in riquadri, ci sono le imprese araldiche personali del Duca, che traducono in un sistema di simboli le sue qualità morali. A questo manifesto della cultura del signore di Urbino si unisce un gusto raffinato per il gioco arguto, che trasforma la realtà. Il realismo di stoffe e gioielli dipinti e l’illusione della prospettiva delle tarsie producono nell’osservatore l’immersione in uno spazio dove nulla è come sembra.
Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II della Rovere, il ducato d’Urbino tornò alla Chiesa: fu allora che il cardinale Antonio Barberini, appassionato d’arte, si fece donare i dipinti dello Studiolo dallo zio papa Urbano VIII. Le grandi tavole furono strappate dalle pareti, segate in singoli riquadri e trasferite a Roma nella sua collezione; passarono quindi in quella di famiglia, dove rimasero fino al 1812.
Nel 1861, ben 14 ritratti furono acquistati da Napoleone III per il nascente Musée Napoleon, il futuro Louvre, dove attualmente si trovano. I ritratti rimasti in Italia furono acquistati dallo Stato nel 1934 e destinati alla Galleria Nazionale delle Marche.
Gli interventi conservativi nei secoli
La vicenda conservativa delle tarsie riporta minime modifiche ai suoi elementi, con pochi dati certi relativi alla risistemazione dello stanzino da parte del cardinal legato Pasquale Badia, di un intervento del novembre 1883, del successivo smontaggio da parte di Pasquale Rotondi, nel 1939, durante la messa in sicurezza dei beni storico-artistci dai danni della guerra, e del restauro del periodo 1969-72 eseguito a Bologna da Otello Caprara, l’ultimo in ordine di tempo prima dell’attuale. A oggi non sono note informazioni, memorie grafiche o documentarie sullo Studiolo che testimonino il suo stato nell’arco di tempo che va dal 1632 al 1852-53.
In relazione al soffitto si sa ancor meno: al di là di qualche ravvivamento della cromia degli intagli, tuttora molto visibile sull’intera superficie, l’unico restauro a oggi documentato è quello eseguito nel 1969-72 da Silvestro Castellani, il quale annotava che in precedenza esso non era mai stato oggetto di uno smontaggio.
L’ultimo restauro
Le tarsie dello Studiolo e il soffitto a cassettoni nei mesi scorsi sono stati smontati e ricoverati nei depositi temporanei del museo per consentire anche in quest’area del palazzo i lavori di adeguamento impiantistico elettrico e antincendio. Tutti i pannelli sono stati sottoposti a trattamento anossico in combinazione all’applicazione di prodotti antitarlo, al pari dei dipinti su tavola che saranno riallestiti nell’appartamento del Duca e delle porte intarsiate delle sale, così come sono stati trattati i dipinti dei quattordici Uomini illustri, oggetto di una revisione dello stato conservativo e di interventi di manutenzione.